Conclusi i riti offertoriali e dopo il rituale saluto, il Presidente della Celebrazione invita i fedeli a un più profondo raccoglimento e a rendere “grazie al Signore nostro Dio”. Ottenuto l’assenso dei fedeli, che si dichiarano ben disposti e pronti, dà inizio alla grande preghiera eucaristica recitando o cantando il prefazio che non è, come si potrebbe dedurre, una semplice introduzione alla preghiera, ma è esso stesso preghiera in cui sono individuabili tre successivi e distinti momenti.
Nel primo (protocollo = parte iniziale di un documento) il Presidente, ricollegandosi all’ultima risposta dell’assemblea, proclama che non solo “E veramente cosa buona e giusta”, ma anche che è “dovere e fonte di salvezza” rendere al Padre, a nome di tutta la Chiesa, attraverso la mediazione di Gesù e nello Spirito Santo, “sempre e in ogni luogo”, lode, benedizione e ringraziamento per tutti i suoi benefici e per le stupende meraviglie che ha operato e continua ad operare in tutta la storia della salvezza. A questo momento iniziale, formulato quasi sempre allo stesso modo, segue il secondo momento (embolismo = parte centrale, inserimento), in cui sono ricordati i motivi particolari di lode e di ringraziamento, in relazione ai tempi liturgici o a particolari solennità, comprese quelle collegate alla memoria della Vergine, dei Santi e dei defunti. Questa parte centrale del prefazio è, pertanto, molto variabile. Il momento finale (escatocollo = parte finale di un documento), formulato sempre allo stesso modo, esprime la volontà della chiesa terrena di unirsi a quella celeste, nell’inno angelico di lode a Dio tre volte Santo (Isaia 6,3 – Ap. 4,8) e nell’acclamazione della folla a Cristo: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Giov. 12,13). I fedeli che, stando in piedi, hanno ascoltato il prefazio ed insieme al Presidente della Celebrazione hanno acclamato o cantato il Santo, ora si inginocchiano e rimangono in questo atteggiamento di profonda adorazione fino al termine della consacrazione. Da questo momento e fino alla reposizione del pane consacrato nel tabernacolo stanno in piedi.
La preghiera eucaristica prosegue con l’invocazione (epiclesi) al Padre perché mandi il suo Spirito a santificare, con la sua effusione, le offerte (il pane e il vino), trasformandole nel corpo e nel sangue del suo Figlio, Gesù. Nello stesso tempo, è invocata l’effusione dello Spirito su tutti i presenti perché attraverso la partecipazione all’unico pane siano trasformati nell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa ed usufruiscano dei benefici salutari derivanti dalla celebrazione del sacrificio eucaristico. Seguono il racconto dell’istituzione e la consacrazione. Con la potenza e l’autorità di Cristo stesso, in forza del suo comando agli apostoli (“Fate questo in memoria di me”), il Presidente della Celebrazione pronuncia le parole della consacrazione e, sotto le specie del pane e del vino, si rendono realmente presenti il corpo e il sangue di Gesù (transustanziazione) e si attualizza il sacrificio da lui offerto sulla croce una volta per tutte.
Il Presidente, rivolto al popolo, proclama mistero di fede quanto si è attualizzato. La risposta conferma la fede dei fedeli nella morte e risurrezione del Signore ed esprime l’attesa del suo ritorno glorioso. È il momento dell’offerta. La Chiesa offre al Padre il sacrificio di Gesù che ci riconcilia con Lui. A queste verità di fede si collega il Presidente della Celebrazione nell’anamnesi (ricordo), rievocando la Pasqua del Signore cioè la sua passione, morte, risurrezione, ascensione nonché il dono dello Spirito Santo, eventi tutti attualizzati nell’Eucaristia.
Ancora una volta, si prega perché, per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, i fedeli siano riuniti in un unico corpo: il corpo di Gesù. Seguono le intercessioni, con cui si intende sottolineare che l’Eucaristia è celebrata in comunione con tutta la Chiesa, quella celeste e quella terrena. Il Presidente della Celebrazione, continuando a farsi voce di tutta l’assemblea prega per la chiesa universale, per il Papa, il Vescovo diocesano e il suo presbiterio, per tutti i fedeli defunti e per i vivi poveri peccatori bisognosi di misericordia. La preghiera eucaristica si conclude con la dossologia (lode – glorificazione). Il Presidente della Celebrazione, elevando contemporaneamente le sacre specie del pane e del vino, corpo e sangue di Cristo, intende mostrare anche visibilmente la volontà della Chiesa di offrire al Padre il sacrificio celebrato. Nello stesso tempo proclama o canta che tale sacrificio viene offerto al Padre e allo Spirito Santo, degni di ogni onore e gloria, in unione “con Cristo, per Cristo ed in Cristo”. Il consenso dell’assemblea è espresso attraverso un gioioso e convinto grande “amen”, segno anche di attiva partecipazione.
di Gaetano la Martire