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Parrocchia e … conversione pastorale

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parrocchia e conversione pastorale (1)Nel primo messaggio don Tonino Vescovo, prometteva alla sua nuova comunità «spartiremo il pane e la tenda». Ma oggi, che valenza ha questa promessa di messa in comune di beni spirituali e materiali? Nel concreto la parrocchia riesce ad adeguare il proprio servizio alle esigenze del Popolo di Dio? Nella realtà, nonostante il generoso impegno, la parrocchia talora non riesce a corrispondere adeguatamente alle tante aspettative dei fedeli, ed alle sollecitazioni che provengono dalla società. Spesso la sua vita si snocciola nella mera ripetizione di attività che non incidono nella vita delle persone.

La Chiesa, conscia di tali difficoltà, attraverso il documento «La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa» invita le comunità parrocchiali a uscire da sé stesse, proponendo strumenti per una riforma, anche strutturale, orientata a uno stile di comunione e di collaborazione.

L’idea base è quella che nella Chiesa c’è posto per tutti, e tutti possono trovare il loro posto nell’unica famiglia di Dio, nel rispetto del carisma di ciascuno, evitando che i laici finiscano per atteggiarsi a ministri e questi, al contrario, finiscano per laicizzarsi. Se non vive del dinamismo spirituale proprio dell’evangelizzazione, la parrocchia corre il rischio di divenire autoreferenziale e di sclerotizzarsi, proponendo esperienze ormai prive di sapore evangelico e di mordente missionario, magari destinate solo a piccoli gruppi.

Ma allora quali sono le indicazioni concrete perché la parrocchia del terzo millennio non sia condannata alla insignificanza pastorale e sociale? Per i Vescovi è necessario pensare ad una parrocchia missionaria ed attenta ai poveri.

Il rinnovamento dell’evangelizzazione, richiede nuove attenzioni e proposte pastorali diversificate, perché la Parola di Dio e la vita sacramentale possano raggiungere tutti, in maniera coerente con lo stato di vita di ciascuno.

Tale rinnovamento vuol dire accompagnare l’esistenza dei credenti e l’esperienza di fede di ognuno. C’è l’arrabbiato che vive la fede come riscatto e risentimento per le avversità dell’esistenza. C’è il tradizionalista che ha una fede fatta solo di riti e tradizioni. C’è l’agnostico che ha smarrito la pertinenza della propria fede con la propria vita. C’è il cristiano doc chi vive con coerenza e ha bisogno di sentirsi confermato nella fede.

parrocchia e conversione pastorale (2)Si comprende come l’annuncio del vangelo vada declinato al purale, in base alle differenti esperienze di fede, superando la logica della soglia unica di accesso e promuovendo diversi percorsi di fede.

L’invocato atteggiamento missionario, richiede, che la proclamazione del Vangelo avvenga attraverso uomini e donne che rendono credibile ciò che annunciano mediante la vita, in una rete di relazioni interpersonali che generano fiducia e speranza. Nel periodo attuale, segnato spesso dall’indifferenza, dalla chiusura dell’individuo in sé stesso e dal rifiuto dell’altro, la riscoperta della fraternità è fondamentale, dal momento che l’evangelizzazione è strettamente legata alla qualità̀ delle relazioni umane.

La cultura dell’incontro è il contesto che promuove il dialogo, la solidarietà e l’apertura verso tutti. È necessario, pertanto, che la parrocchia sia luogo che favorisce lo stare insieme e la crescita di relazioni personali durevoli, che consentano a ciascuno di percepire il senso di appartenenza e dell’essere ben voluto. La comunità̀ parrocchiale è chiamata a sviluppare una vera e propria arte della vicinanza.

La seconda opzione da cui passa il rinnovamento della parrocchia, è l’attenzione ai poveri. Papa Francesco nell’omelia dello scorso 15 novembre, durante la messa celebrata per la Giornata Mondiale dei Poveri, citando Don Tonio ha affermato «non serve per vivere chi non vive per servire». Dunque noi, alla pari del servo infingardo corriamo il rischio di non affidare i talenti ricevuti ai banchieri, che fuor di metafora sono i poveri. Come afferma Francesco «il Vangelo non si capisce senza i poveri. I poveri sono nella stessa personalità di Gesù, che essendo ricco annientò sé stesso, facendosi povero».

Perché la parrocchia possa manifestare questa rinnovata attenzione per i poveri, è necessario che si ponga sul suo territorio con lo stile del Santuario, vero e proprio avamposto missionario connotato dall’accoglienza, dalla vita di preghiera e dal silenzio che ristora lo spirito, nonché dalla celebrazione del sacramento della riconciliazione e dall’attenzione per i poveri.

I pellegrinaggi che le comunità̀ parrocchiali compiono ai vari santuari sono strumenti preziosi per crescere nella comunione fraterna e, al ritorno a casa, far diventare i propri luoghi di vita quotidiana maggiormente aperti e ospitali.

In tale prospettiva, si ha l’idea che il santuario possa racchiudere quell’insieme di caratteristiche e di servizi che, analogamente, anche una parrocchia deve avere, rappresentando per molti fedeli la meta desiderata della propria ricerca interiore e il luogo dove ci si incontra con il volto di Cristo misericordioso e con una Chiesa accogliente.

Marino Abbattista (Azione Cattolica Adulti)

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