Mi sono sempre chiesta, i nostri pensieri e le nostre azioni da cosa sono mossi quando pensiamo alla parola «cura»? Che significato le diamo? Di solito, si pensa alla cura di una malattia, alla cura che possiamo avere per i nostri figli, la nostra casa. I cristiani, inoltre, devono essere dediti alla cura della propria anima. Tutte ottime motivazioni. Oltre alla cura della propria anima, però, il cristiano dovrebbe “curare” tutto ciò che esiste intorno a lui. Ma in che modo? Quali sono le scelte da fare e le azioni da attuare?
Spesso ci affanniamo: come genitori e come figli per ciò che non sempre è utile e necessario. Ci preoccupiamo per il nostro lavoro. Gli impegni quotidiani ci prendono. Siamo distratti da tante cose, anche vane, dai tanti avvenimenti e situazioni che la tv ci propone. I social sembrano dominarci, a volte inghiottirci. Eppure i media, internet, se ben usati, possono essere utili, possono facilitarci nel realizzare ciò a cui teniamo. Ci aiutano a formarci e a comunicare velocemente fra noi.
Papa Francesco, raccogliendo l’eredità dei suoi predecessori, che hanno lasciato una forte impronta nel Cristianesimo e nella storia dell’uomo, scrive e ci indica come agire, ci prende per mano, ci accompagna, ci offre certezze nette e senza veli.
Nelle sue Encicliche, come nella meravigliosa «Laudato si’», il Papa ci spinge a recuperare quella dimensione umana e spirituale relativa alla capacità di “ascolto”, di riflessione e, quindi, di introspezione: ma ciò implica fermarsi, cercare, leggere, meditare.
Fra quelle pagine capiamo che noi, da soli, non possiamo fare granché di buono ma, per poterci prendere cura sul serio del Creato, che ci è stato affidato e del quale noi siamo parte, siamo chiamati ad operare per la cura dei nostri fratelli “come” dell’aria che respiriamo, del mare, dei boschi, Naturalmente, è utile ribadire che un atteggiamento di amore nei confronti dell’altro e dell’ambiente è poco efficace se rimane meramente individuale: dev’essere così contagioso da prenderci tutti e portarci in cordata verso Dio.
Nella «Laudato si’» il Papa ci ricorda che siamo un’unica famiglia in cui l’uno ha bisogno dell’altro, figli di un Dio che ci ama immensamente e la parrocchia, come la Chiesa Universale, che abbraccia tutti gli uomini, è una grande famiglia in cui regnano il rispetto, la complicità e l’aiuto reciproco. E come in famiglia nasce la capacità di amare, di fare unità, così nella parrocchia nasce l’esigenza di aprire il proprio cuore agli altri, a tutti, anche a chi è distante. «Tutti possiamo collaborare, come strumenti di Dio, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie capacità» (tweet di Papa Francesco del 18 maggio 2020).
La Chiesa non ha mai smesso di parlare di amore, ma l’Amore non è forse Lui, Gesù? “Aver cura” quindi significa crescere di giorno in giorno consapevoli che ogni gesto deve essere dettato da Lui e che dentro e intorno a questo amore ci sta tutto il nostro essere cristiani. Con il nostro vivere e amare gli altri, coloreremo la loro vita e il mondo sarà per forza più bello.
«La bellezza salverà il mondo». Questa frase di San Papa Giovanni Paolo II («Lettera agli Artisti» del 4 aprile 1999) mi sembra una verità perfetta da vivere in questo nostro tempo.
Cettina Baudo (Gruppo Famiglia parrocchiale – Associata Gruppo dei Folocarini)