La Parrocchia san Bernardino avrà un nuovo Consiglio Pastorale (CPP) per il quadriennio 2015-2018. Lo scorso venerdì il parroco, don Pasquale Rubini, dopo la catechesi, ha spiegato alla comunità riunita finalità e composizione del CPP.
Il CPP è un organismo ecclesiale di comunione ed è chiamato a essere strumento di ricerca, di programmazione e di verifica dell’attività pastorale: come immagine della Chiesa, esprime e realizza la corresponsabilità dei fedeli (presbiteri, diaconi, consacrati e laici) alla missione della Chiesa a livello di comunità cristiana parrocchiale. È un luogo dove i fedeli, soprattutto i laici, possono esercitare il diritto-dovere loro proprio di esprimere il proprio pensiero ai pastori e comunicarlo anche agli altri fedeli, circa il bene della comunità cristiana parrocchiale: esercitano, perciò, nella Chiesa la missione regale di Cristo di cui sono stati fatti partecipi con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione.
Costituito dalle diverse componenti della comunità e dai rappresentanti dei settori pastorali, deve esprimere l’unità e la corresponsabilità comune del popolo di Dio sotto la guida del proprio pastore. Il CPP ha anche il compito di tradurre nella realtà parrocchiale le linee operative della pastorale diocesana. Nell’insieme delle varie esigenze e attività pastorali della comunità cristiana, il CPP ha la funzione di vigilare con discernimento evangelico che la Parrocchia sia autentica comunità di evangelizzazione, di preghiera e di carità.
Il CPP, in una corretta visione ecclesiologica, ha un duplice fondamentale significato: da una parte rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità parrocchiale di cui è espressione in tutte le sue componenti, dall’altra costituisce lo strumento della decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del parroco, e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintesi. Il CPP è, dunque, realmente soggetto unitario delle deliberazioni per la vita della comunità, sia pure con la presenza diversificata del parroco e degli altri fedeli: è quindi possibile definirlo organo consultivo solo in termini analogici e solo se tale consultività viene interpretata non secondo il linguaggio comune, ma nel giusto senso ecclesiale. I fedeli, in ragione della loro incorporazione alla Chiesa, sono abilitati a partecipare realmente, anzi a costruire giorno dopo giorno la comunità: perciò il loro apporto è prezioso e necessario. Il parroco, che presiede il consiglio e ne è parte, deve promuovere una sintesi armonica tra le differenti posizioni, esercitando la sua funzione e responsabilità ministeriale.
Per il 20 e il 21 dicembre sono state fissate le dei 6 membri che non sono esponenti di gruppi ed associazioni parrocchiali, ma che, allo stesso modo, dovranno apportare il loro fattivo contributo alla comunità parrocchiale.