«Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito. Tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Tu, Cura, che per prima hai creato e fatto vivere il corpo, lo "possiederai" finché vivrà e si chiamerà Homo perché è stato tratto dall'humus cioè dalla Terra» (Igino, Fabulae, CXX). Si tratta del mito nel quale si narra di Saturno che, nel dirimere una diatriba fra la Terra e Giove su chi dovesse dare il nome alla nuova creatura chiamandolo uomo, diede a Cura il compito di mantenere in vita le sue creature (gli uomini), dimostratesi molto fragili, deboli, mortali.
La cura - attenzione premurosa per una persona, per un essere vivente (pianta o animale che sia) o per un oggetto - richiede attenzione, impegno, coinvolgimento emotivo. Il mito con cui abbiamo aperto, ci ricorda quanto la cura sia preziosa soprattutto per le persone, esseri o oggetti deboli, bisognosi: "Cura" non aveva solo il compito di mantenere in vita le creature, doveva occuparsene, proteggendole, difendendole.
Ci viene spontaneo curare noi stessi, prenderci cura delle nostre esigenze e dei nostri bisogni. Abbastanza facile è anche avere un’attenzione talvolta eccessiva verso i nostri malanni che pure meritano cure, fare una cura ricostituente o dimagrante. E, nell'era della immagine, curare il nostro aspetto.
Più faticoso ed impegnativo è volgere la nostra cura nei confronti degli altri, dei più bisognosi, degli ultimi. Ancora più faticoso ed impegnativo e soprattutto raro, è purtroppo aspettarsi la cura da parte delle istituzioni politiche: quanta fatica comprendere l’importanza di porre l’individuo al centro della propria azione. «La cura della vita e della felicità degli uomini, e non la loro distruzione, è l’unico legittimo obiettivo del buon governo» (T. Jefferson).
La cura è farsi carico del bisogno, anche non manifestato, dell’altro. È, quindi, assunzione di responsabilità. Significa andare oltre il dovere: offrire il proprio contributo con l’intenzione di fare qualcosa per migliorare, tutto e tutti.
Il medico si assume la responsabilità del malato e lo cura con le medicine migliori; il genitore del figlio avendo cura della sua crescita e il figlio del genitore anziano; gli insegnanti curano la crescita culturale ed intellettuale degli allievi; i politici si prendono cura della collettività.
Secondo un linguaggio antico il sacerdote veniva chiamato “curato” perché abilitato al ministero della “cura della vita”, come dice papa Francesco. E la parrocchia era chiamata “cura”: «quella (viottola) a destra saliva verso il monte, e menava alla cura» (A. Manzoni). La presenza assicurata da tante piccole “cure” in posti ormai lontani dalla attenzione responsabile di chi è chiamato ad assicurare i servizi essenziali (scuola, salute, comunicazione, infrastrutture) testimonia la splendida e preziosa testardaggine della cura che, contro ogni logica mondana, continua a dispensare solidarietà, dialogo e amore verso tutti, nessuno escluso.