Il centro del ritiro quaresimale parrocchiale 2023, svoltosi nel Seminario Vescovile, è stata la parabola del Padre Misericordioso e su questa si è incentrata la riflessione dei 3 gruppi di studio, successiva la meditazione di fra’ Nicola Violante, parroco della Basilica della Madonna dei Martiri. Sono state analizzate, anzitutto, le 3 figure principali che animano questo passo del Vangelo: il padre, il figlio minore e suo fratello.
«Proviamo a immaginare chi sia stato questo “padre”. È un uomo che ama la sua famiglia, che ha cresciuto i suoi figli i quali, tuttavia, hanno due caratteri particolari e contrapposti. Ma se è un uomo che ama, perché allora la sua missione educativa sembra essere fallimentare? Non è un fallimento come potremmo intenderlo nell’ottica umana, il suo amore si contrappone e si misura con la libertà dei figli – ha spiegato fra Nicola Violante -. Dio ci ha voluti liberi ed è in questa libertà che si esprime il suo amore».
Questo Padre, che rappresenta Dio, è un padre eccessivamente misericordioso, che «ama nel silenzio e soffre nel silenzio»: è un padre che si rende vulnerabile che sa «accogliere i figli per quello che sono e soffrire con loro».
Accanto al Padre si pone la figura del figlio minore, colui che chiede la sua parte di patrimonio per «vivere una esperienza di errata libertà, una libertà infruttuosa, che non produce nulla»: come ha evidenziato fra’ Nicola, questa libertà dissoluta lo costringe a una vita vuota e povera, sia nella sua interiorità che nella sua materialità. Ma è proprio nell’indigenza che questo figlio inizia il suo percorso di redenzione: questo accade anche con noi, è nel dolore che vogliamo essere vicini a Dio ed essere ascoltati. Attenzione, però, a non fare di questa occasione di conversione solo un momento fine a stesso: è un punto di inizio per riscoprire, proprio come per il figlio minore, l’amore del Padre e per iniziare un vero e proprio esame di coscienza.
«Questo figlio scopre che i soldi non sono tutto e ha bisogno di sentirsi amato dal padre. Così inizia il suo cammino di ritorno: si allontana dal padre e, come in un cerchio che si chiude, ritorna a lui. È questa la nostra storia, la storia della Chiesa, la storia di ogni figlio – ha aggiunto fra’ Nicola -. Il Padre non giudica come faremmo noi, il Padre sa quando il figlio tornerà da lui, è in attesa e si accorge in anticipo del rientro del figlio per attenderlo a braccia aperte». Il gesto del padre racchiude 3 caratteristiche del perdono cristiano: restituisce l’onore perduto, dona fiducia all’altro, riconferisce piena libertà. Dunque, più che essere o sentirsi liberi, dobbiamo diventare liberi ovvero avere coraggio, responsabilità, mitezza, ospitalità, accettazione dell’altro e di sé.
Infine, il figlio minore che esprime gelosia e superficialità. «Anche in questo caso, come si comporta il Padre? Non rimprovera il figlio, gli ricorda, infine, di essere felice per il fratello che ha deciso di cambiare vita ed è tornato in vita – ha evidenziato fra’ Nicola -, ma soprattutto si manifesta tenero e fedele alle sue promesse e all’amore fino in fondo».
Questa meditazione è stata fondamentale per avviare la riflessione nei gruppi di studio, che è stata incentrata su alcune domande che, a prescindere dal luogo e dal tempo, dovremmo sempre porci: quale delle tre figure mi rappresenta meglio? Quando sono stato destinatario della tenerezza di Dio e quando, invece, sono stato suo strumento? Sono “tenero” e pronto ad accogliere per la mia comunità parrocchiale? Sono sempre fedele a Dio oppure pronto a tradirlo?
a cura di Marcello la Forgia