«L’incontro decisivo di Dio con l’uomo, per la redenzione, avvenne nel cuore di una vergine, che diede inizio ad una famiglia, che offerse all’umanità, Dio stesso, Gesù, il Salvatore. L’avventura stupenda della redenzione iniziò così, in una minuscola casa». Straordinario, meraviglioso questo pensiero di Igino Giordani, tale da lasciarci senza parole. Ogni giorno della nostra vita dovremmo lodare Dio per aver scelto la famiglia come luogo di dimora tra noi. Perché tante volte noi cristiani non siamo capaci di guardare tanta meraviglia? Forse ci è scomodo, forse c’è troppo “io” fra i coniugi che trasmettono questo egoismo ai figli?
Probabilmente, ci sembra tutto solo un abbaglio lontano che abbiamo avuto da bambini, un innamoramento da ragazzi e, in tanti momenti, sentiamo tutta la nostra nullità, tanto vuoto e non ne capiamo la motivazione. Ci aspettiamo che il coniuge o i figli capiscano ciò di cui abbiamo bisogno, dell’amore di cui necessitiamo. E se questo non dovesse accadere? Rimane il vuoto e ci sentiamo affamati. Affamati d’amore.
Ma è in quel vuoto che Dio vuol prendere dimora e iniziare a costruire la propria dimora sul nostro nulla. È con la sua Parola che ci vuole stravolgere dentro. Ci chiede di non aspettare, ma di amare. Potremmo chiederci: questo vale per tutti noi, per ogni uomo e donna di buona volontà? Sì, è vero, ma la parola vissuta, l’amore, fatto di gesti concreti, all’interno della famiglia diventa esplosione d’amore: se ognuno, nella famiglia, vivesse la Sua Parola concretamente, «con i muscoli, con le braccia» come diceva Chiara Lubich, altro che amore! Egli verrebbe e prenderebbe dimora non solo dentro di noi, ma resterebbe in mezzo a noi: la famiglia diventerebbe il modello della Trinità, proprio come Gesù stesso ha detto: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (Mt 18,15-20). Dio, infatti, vuole trovare casa in ogni famiglia, piccolo nucleo, germoglio di una famiglia più grande, come la Chiesa e la società.
Oggi, vivendo ogni Parola, come dicono i Papi, la famiglia deve essere crogiuolo, esempio di santità: non abbiamo alternative perché chi ci passa accanto (come Gesù nascosto) deve trovare dimora in noi famiglie, conforto, balsamo per le ferite che la vita può infliggere. In questo modo a Lui, Altissimo, piacerà restare non solo all’interno di una sola famiglia, ma in mezzo a più famiglie, anche le più lontane, che per contagio, inizieranno a vivere così e conosceranno Dio.
Igino Giordani, parlamentare e primo focolarino sposato, diceva ancora: «Dalla santità e dalla pienezza di vita spirituale della famiglia dipendono la vita “fisica e morale” dell’umanità». Noi cristiani, quindi, penetrando la realtà della famiglia di Nazaret, dobbiamo volerla imitare, leggendo il Vangelo in famiglia e, senza parlare, vivendo subito le sue parole, senza attendere, senza aspettarci nulla.
È una bella sfida, ma vale la pena buttarsi dentro e provare. Senza farci mancare nulla, Dio ci parla anche attraverso la preghiera e, quando non riusciamo a fermarci insieme in famiglia, possiamo offrire le nostre azioni, possiamo pregare vivendo per Amore. Questo, come ci insegna il Vangelo, porterà molto frutto.
La storia ci insegna che la società senza Dio è un fallimento: le tante separazioni tra coniugi potrebbero farci percepire vicino il tracollo, ma non dobbiamo disperare, non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo avere fretta di amare.
Quanti studi, quanto dire, quanto analizzare la famiglia dal punto di vista sociale, politico, analitico-scientifico, ma tutto è racchiuso in un piccolo grande libro: il Vangelo, la Sua Parola. Il matrimonio e la famiglia, come dicono i Papi, promanano da Dio. Il matrimonio viene anche legiferato dallo Stato, ma e custodito e santificato dalla Chiesa.