Nato nel 1380 a Massa Marittima da una famiglia borghese, Bernardino Albizzeschi rimase orfano in giovane età e fu allevato dalle zie a Siena. Durante la peste del 1400 a Siena, si offrì volontario insieme ai suoi amici della Compagnia dei Battuti a cui si era iscritto. Dopo l’esperienza di quattro mesi tra i malati di peste, rimase lui stesso colpito dalla malattia e lottò per un po’ di tempo tra la vita e la morte.
A soli 22 anni vestì l’abito francescano e dopo altri due diventò sacerdote. Nel 1405 quando fu nominato dal Vicario dell’Ordine predicatore ufficiale, Bernardino si dedicò, soprattutto, alla predicazione.
Negli anni delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, del Grande Scisma, degli scandali all’interno della Chiesa, Bernardino si impegnò a ricreare una fede cristiana attraverso gesti di vita quotidiani contro la violenza in generale, l’usura, lo strozzinaggio, il lusso e contro la corruzione. Dominicani e Francescani si organizzavano come gruppi di missionari ambulanti che trasmettevano la parola di Cristo a tutti i popoli umili: Bernardino si distinse per la sua grande dote di predicatore poiché riusciva ad adattare il Vangelo ad un linguaggio quotidiano, risultante comprensibile anche per i ceti più bassi.
Affinché la sua predicazione non fosse dimenticata, Bernardino la riassunse nella devozione al Nome di Gesù e per questo inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati. Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato.
Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso e, anche per questo, è considerato patrono dei pubblicitari. Il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco oppure l’abbreviazione di «In Hoc Signo (vinces)», il motto costantiniano, o ancora di «Iesus Hominum Salvator». Ogni elemento del simbolo ha un significato: il sole centrale rimanda a Cristo che dà la vita, i dodici raggi serpeggianti rappresentano i dodici Apostoli e poi otto raggi diretti rappresentano le beatitudini, la fascia che circonda il sole simboleggia la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede e, infine, l’oro dell’amore.
Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H. Tutto il trigramma è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di San Paolo: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi». Nel 1438 fu nominato dal Ministro Generale dell’Ordine Francescano, Vicario Generale di tutti i conventi dell’Osservanza in Italia. La sua opera di riforma portò il numero dei conventi da 20 a 200 e istituì corsi di teologia scolastica e di diritto canonico. S’impegnò a fare rinascere lo spirito della Regola di San Francesco, adattandola alle esigenze dei nuovi tempi.
Ammalatosi dopo pochi anni, diede le dimissioni dalla sua carica e, pertanto, riprese a predicare, nonostante il cattivo stato di salute. La sua ultima missione di predicazione fu nel Regno di Napoli, dove non si era mai recato, con l’intenzione di predicare anche lungo il percorso. Accompagnato da alcuni frati senesi, toccò il Trasimeno, Perugia, Assisi, Foligno, Spoleto, Rieti, ma già in prossimità de L’Aquila, il suo fisico cedette allo sforzo e il 20 maggio 1444 fu portato al convento di San Francesco, dentro la città, dove morì quel giorno stesso a 64 anni, posto sulla nuda terra come San Francesco, dietro sua richiesta. Dopo morto, il suo corpo esposto alla venerazione degli aquilani, grondò di sangue prodigiosamente e a tale fenomeno i rissosi abitanti in lotta fra loro, ritrovarono la via della pace. Fu canonizzato nel 1450 per opera di papa Niccolò V.
Secondo alcuni storici locali, Bernardino avrebbe compiuto negli ultimi anni della sua vita un pellegrinaggio in Puglia, durante il quale si sarebbe anche fermato per un breve periodo a Molfetta, abitando in una stanza sia nel luogo in cui, nel 1451, sorse il convento dei Frati Minori Osservanti e la chiesa dedicata al santo stesso. Di contro, i cronisti francescani non annoverano affatto un viaggio di Bernardino in Puglia, né tantomeno di un suo passaggio da Molfetta. In realtà, probabilmente, negli ultimi anni della sua vita padre Bernardino aveva iniziato un viaggio verso la Puglia, ma, giunto a L’Aquila, morì nel 1444. Icona della nostra Parrocchia, San Bernardino da Siena evangelizzò le genti d’Italia con la parola e con l’esempio e diffuse la devozione al santissimo nome di Gesù.
La solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal parroco don Pasquale, sarà officiata il 20 maggio alle ore 19 nella Parrocchia san Bernardino. Siamo tutti invitati a partecipare.
di Marianna Scattarelli e Paola la Forgia