Il Sinodo, per la realtà parrocchiale, non finisce con la consultazione dei primi mesi del 2021. Seppur rapida, da un lato ha permesso di sviscerare alcuni aspetti della vita di comunità, a volte nascosti o poco conosciuti, dall’altro ha comunque lasciato un nuovo metodo di confronto e discussione. È il metodo sinodale, basato sull’ascolto dell’altro senza interruzione, sulla interiorizzazione critica e costruttiva delle sue ragioni e sulla mediazione.
La consultazione della nostra Parrocchia - che ha coinvolto anche commercianti e associazioni del territorio - ha prodotto una interessante e profonda relazione, con numerosi spunti di riflessione, consegnata all’Ufficio di Pastorale diocesana e già pubblicata sul sito diocesano (con le relazioni delle altre parrocchie).
Per poterla leggere, sarà possibile anche visitare il sito parrocchiale (in homepage un tasto apposito) oppure utilizzando il QRCode qui a fianco. Nei prossimi numeri del giornale parrocchiale.
Il processo sinodale seguirà un itinerario triennale articolato in tre tappe scandito dall’ascolto, dal discernimento e dalla consultazione:
▪ la prima tappa (ottobre 2021 - aprile 2022) è quella che riguarda le singole Chiese diocesane;
▪ la seconda tappa, quella continentale (settembre 2022 - marzo 2023), ha come finalità quella di dialogare sul testo del primo «Instrumentum laboris»;
▪ la terza e ultima tappa del cammino sinodale è quella della Chiesa universale (ottobre 2023).
Una tappa fondamentale di questo percorso sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui farà seguito la fase attuativa, che
coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari.
Le 3 fasi del Sinodo
Il Sinodo, che non dev’essere assolutamente snobbato o dimenticato, si suddivide anche in 3 fasi preciso, come voluto da Papa Francesco:
▶ fase narrativa, che si svilupperà nell’arco di un biennio dedicato all’ascolto (2021-2023): nel primo anno si raccoglieranno i racconti, i desideri, le sofferenze e le risorse di tutti coloro che vorranno intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi, mentre nell’anno seguente ci si concentrerà invece su alcune priorità pastorali;
▶ fase sapienziale (2023-24), in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio (in questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della CEI, le Istituzioni teologiche e culturali).
▶ fase profetica, che culminerà, nel 2025, in un evento assembleare nazionale: in questo convenire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).
La relazione non deve restare solo una carta, un documento di archivio o un file pdf. Deve rappresentare un punto di partenza per coloro che guidano e animano la vita e la spiritualità parrocchiale: il parroco, il Consiglio Pastorale, tutti gli operatori pastorali e della formazione.
«Cosa vuol dire essere “compagni di viaggio”? Come camminiamo insieme?». È proprio questo il punto di partenza che, almeno per la nostra Parrocchia, deve esplicarsi in 6 verbi: camminare, ascoltare, comunicare, celebrare, partecipare, formare.
Resta, però, un’azione da concretizzare realmente, che spesso resta ferma nelle parole per svariate motivazioni (come, ad esempio, difficoltà materiali, timore dell’altro, tempo, volontà del singolo, desiderio di non compromettersi): cercare coloro che si sentono “fuori” dalla Chiesa e provare ad accompagnarci anche a loro.
Molto probabilmente la crisi di fede che viviamo non nasce tutta e sola da dentro la Chiesa, ma potrebbe avere, tra le altre cause, anche il cambiamento epocale in cui siamo, che rende non più ricevibile una fede che nasce solo dall’essere tramandata. Forse, dovremmo evitare di considerare i compagni di viaggio “esterni” alla Chiesa solo come persone da evangelizzare e preoccuparci anche di non essere autoreferenziali e dell’immagine che la Chiesa lascia trasparire oltre le sue mura.
Continuiamo coltivare, nel nostro piccolo, un “noi” ecclesiale, non tanto sul piano teologico, ma su quello esistenziale e reale, tradotto in incontri reali, generati dalla condivisione della stessa fede, fuori dagli aspetti strettamente religiosi. Impegniamoci a rendere questo “noi” ecclesiale esistenziale sempre più solido e ampio.