Nell’ottobre 1959 nacque una nuova disputa circa la proprietà della chiesa di San Bernardino. Questa volta tra il Vescovo di Molfetta e la Provincia religiosa di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia, da cui dipendeva anche il convento della Madonna dei Martiri.

 

I PRIMI ATTI GIURIDICI

Vi erano allora a Molfetta già nove parrocchie, l’ultima delle quali istituita il primo giugno di quello stesso anno nella chiesa della Madonna dei Martiri. Poiché quelle esistenti risultavano ormai insufficienti per la popolazione molfettese in continuo aumento, il Vescovo Mons. Salvucci, per rendere più efficiente il ministero pastorale pensò di modificare la circoscrizione territoriale delle parrocchie della Città e di istituirne due nuove: una nella chiesa di Santa Teresa e l’altra nella chiesa ex conventuale di San Bernardino.

Quest’ultima, come si è già detto, era stata indemaniata nel 1809 in conseguenza della soppressione degli ordini religiosi disposta da Gioacchino Murat, e nel 1813 era stata concessa al Comune di Molfetta per uso dell’ospedale civile. Poiché quest’ultimo stava ormai per trasferirsi nella nuova sede e, quindi, per lasciare libera anche la chiesa di San Bernardino, il Vescovo Salvucci aveva deciso di erigerla a parrocchia.

Contemporaneamente, aveva inoltrato istanza al competente Ministero per il riconoscimento della personalità giuridica della chiesa come ente ecclesiastico e per il conseguente passaggio di essa nella giurisdizione dell’autorità ecclesiastica.

 

LA CONTROVERSIA TRA LA DIOCESI E I FRATI MINORI

La Provincia religiosa dei Frati Minori di Puglia, da cui dipendeva il convento della Madonna dei Martiri di Molfetta e che fino a quel momento non aveva mai ufficialmente rivendicato, né presso l’autorità civile, né presso quella ecclesiastica, la proprietà del vecchio convento, venuta a conoscenza della decisione del Vescovo, lo informò di voler recuperare la proprietà della chiesa di San Bernardino e di una parte dell’ex convento, già appartenuti all’Ordine, per farne un collegio teologico.

A sostegno della propria decisione, Mons. Salvucci adduceva le seguenti motivazioni:

1. la chiesa e il convento di San Bernardino, che giuridicamente erano ancora in proprietà del demanio, erano stati costruiti a spese dell’Università e con le offerte dei fedeli e, dopo l’allontanamento dei Minori Osservanti da Molfetta, erano ritornati in legittimo possesso della comunità cittadina;
2. dopo l’allontanamento dei religiosi, la chiesa era rimasta sempre aperta al culto ed era stata officiata da un sacerdote secolare e, perciò, la Diocesi aveva curato per oltre 150 anni l’ufficiatura e gli interessi della chiesa;
3. nei confronti dell’Ordine e a vantaggio della Diocesi, era maturata la prescrizione ultracentenaria dal 1809, oltre che quella trentennale dall’entrata in vigore del Concordato del 1929;
4. per far ritornare i Frati Minori Osservanti a Molfetta e compensarli dello spossessamento subito a causa delle leggi murattiane, la Diocesi di Molfetta, e per essa il Vescovo Filippo Giudice Caracciolo, nel 1828 aveva destinato a sede del loro nuovo convento il complesso della Madonna dei Martiri, cioè chiesa, fabbricati e terreno circostante, appartenenti alla Mensa vescovile: perciò, i Frati Minori già possedevano a Molfetta un convento e una chiesa ormai eretta a parrocchia;
5. La Diocesi di Molfetta aveva bisogno della chiesa di San Bernardino per erigervi una delle due nuove parrocchie, né d’altra parte ai Minori poteva essere affidata una seconda parrocchia. Infatti, una tale decisione avrebbe provocato la reazione sfavorevole del clero secolare locale, che non gradiva la presenza di un secondo convento dei Frati Minori a Molfetta e mal tollerava che su nove parrocchie esistenti nella città due fossero già state affidate al clero regolare: quella della Madonna dei Martiri ai Minori e quella di San Giuseppe ai Salesiani.

In contrapposizione alle ragioni addotte dal Vescovo e a giustificazione delle proprie pretese, la Curia Provincializia dei Frati Minori di Puglia obiettava principalmente che la chiesa di San Bernardino era annessa ad una casa religiosa non estinta canonicamente, perché abbandonata forzatamente in conseguenza di una legge eversiva e che, in virtù di un privilegio riconosciuto al clero regolare, il Vescovo non poteva invocare la prescrizione trentennale dal Concordato del 1929.

Inoltre, la rivendicazione dei Frati Minori era motivata dal mancato recupero di una parte del convento della Madonna dei Martiri, del cui essi erano stati spossessati nel 1866 e per il quale la controversia pendeva irrisolta da oltre 50 anni.

 

L'EREZIONE A PARROCCHIA

A causa dell’opposizione dei Frati, Mons. Salvucci sottopose la questione all’esame della Santa Congregazione del Concilio che, con Rescritti del 24 novembre 1959 e del 13 giugno 196051, espresse il proprio nulla osta alla erezione della nuova Parrocchia.

Conseguentemente, il 10 luglio 1960 il Vescovo erigeva in parrocchia secolare la chiesa di San Bernardino, nominandone economo spirituale il sacerdote Francesco Gadaleta.

Successivamente, la Congregazione dei Religiosi, che nel frattempo era stata investita della controversia dal Ministro Provinciale dei Frati, sentite le ragioni del Vescovo, con Rescritto del 22 febbraio 1961 invitava la Provincia dei Minori di Puglia a «non insistere nella rivendicazione dei diritti sulla chiesa di S. Bernardino, per ragioni di opportunità e di convenienza».

Ma, quando il contrasto sembrava ormai definitivamente composto, la Curia Provincializia dei Frati Minori di Puglia, ostinata nel conseguimento dei suoi intenti, nel maggio 1961 contattò l’amministrazione dell’ospedale civile dichiarando di voler acquistare a qualunque prezzo i giardini ed una parte dei locali del vecchio convento per farne un collegio serafico.

Il Vescovo Salvucci, molto contrariato per tale comportamento, ne informò la Santa Sede. Nel luglio 1961 la Congregazione dei Religiosi invitò il Ministro Provinciale dei Frati Minori di Puglia, padre Aurelio Porzio, a desistere definitivamente dalle sue richieste.

Contemporaneamente fu eletto un nuovo Ministro Provinciale nella persona di padre Rocco Schiavone.

 

LA PERSONALITÀ GIURIDICA

Il 18 dicembre 1961 la chiesa otteneva il riconoscimento della personalità giuridica, mentre il 3 ottobre 1962 veniva riconosciuta come parrocchia.

L’1 novembre 1962 il Vescovo Salvucci ne nominava parroco don Francesco Gadaleta, che ne prendeva possesso canonico il 30 dicembre 1962.

Tra il 10 ottobre 1964 e il 20 agosto 1970 venivano trasferiti in proprietà della nuova parrocchia la chiesa, il coro, la sagrestia e i locali sulla navata destra, la parte del porticato dell’ex convento adiacente alla chiesa sul lato sud, il corridoio al primo piano pure sul lato sud dell’edificio, una striscia di terreno a levante della chiesa e facente parte del giardino dell’ex convento.

Contemporaneamente, nel 1967 l’ospedale civile passava nella sua nuova sede sulla strada provinciale per Terlizzi, mentre il Comune di Molfetta, ritornato in possesso dei locali dell’ex convento degli Osservanti, nel 1980 vi trasferiva la maggior parte dei propri uffici.