All’indomani della 61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (domenica 21 aprile), abbiamo intervistato suor Liza e suor Jeneveve, appartenenti all’Ordine delle Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote, che operano come parte attiva nella pastorale della catechesi della nostra Parrocchia da ormai due anni.
Come e quando avete sentito di voler dedicare tutta la vostra vita al Signore?
SJ ▪️ Fin da piccola, all’età di 5 anni, mi recavo in chiesa con mia nonna e sentivo attrazione per una suora che era in parrocchia. Con il passare del tempo, mia madre desiderava che mia sorella maggiore diventasse suora e io ascoltavo i suoi discorsi. Un giorno, al termine della scuola superiore, una mia amica mi presentò una suora che, con molta libertà, mi introdusse alla vita consacrata.
SL ▪️ Sin da 4 anni ero sicura di voler diventare suore e lo dissi con certezza a mia sorella. Durante la scuola media questa chiamata si rafforzò e mi chiedevo spesso come entrare in convento. Con l’aiuto del Signore, dopo due anni, ho assunto finalmente questa decisione e sono entrata in convento da giovanissima.
Come la vostra famiglia ha accolto la vostra decisione?
SJ ▪️ Mia madre era desiderosa di avere un sacerdote o una suora in famiglia. Infatti, quando abbiamo conosciuto quella suora che è venuta da noi è stata davvero felice. Mentre mio padre, all’inizio titubante, ha accolto con serenità la mia scelta.
SL ▪️ Io non sapevo che nella Congregazione delle Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote ci fosse una mia cugina. È stata proprio lei a comunicarmi la risposta della madre superiora per l’ingresso in convento: era al termine della scuola media, ricordo che avevo la febbre, ma, dopo la visita di mia cugina, con la risposta della Congregazione, sono scomparsi quei sintomi. L’indomani ho deciso ufficialmente di entrare in convento, ero talmente emozionata che volevo subito entrarci, ma ho dovuto attendere un altro anno per completare gli studi. Mia madre non era molto contenta, ero l’ultima di 5 figli. Mio padre, invece, è stato davvero entusiasta, ha supportato lui mia madre.
Ci sono state delle difficoltà nel vostro percorso vocazionale?
SJ ▪️ Diciamo di sì, ma siamo state sempre seguite in convento. I primi due mesi sono stati una tragedia. Ho pianto molto, ma le suore sono state davvero accoglienti. Nel mio cammino di formazione ho incontrato tante ragazze novizie e suore con diversi caratteri: soprattutto nei primi anni, per me è stato un po’ difficile interagire con loro perché ero chiusa e timida.
SL ▪️ Non ho avuto grandi difficoltà perché in convento mi sono sentita davvero a casa. Con l’educazione che ho ricevuto, improntata dai Salesiani di Don Bosco, sono stata molto aiutata nel costruire relazioni sane con gli altri. Ho anche avuto una maestra italiana e grazie a lei ho potuto notare le differenze culturali tra i due Paesi, cosa che mi è molto servita quando sono arrivata in Italia.
Quindi per voi non è stato tanto difficile prendere questa importante decisione…
SJ ▪️ No, perché sono stata sorretta dalla forte fede che ho ereditato da mia nonna. Da lei ho imparato a pregare. Lei pregava dalla mattina alle 4 con il suo rosario e io la ascoltavo.
SL ▪️ Neanche per me, i miei genitori sono stati molto contenti perché siamo una famiglia molto religiosa. Mio padre è anche Ministro Straordinario dell’Eucarestia e prestava questo servizio ogni domenica in chiesa.
Voi avete scelto di far parte della Congregazione delle Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote, come mai proprio questa Congregazione e qual è il suo carattere fondamentale?
SL ▪️ Io sono entrata in questa Congregazione senza conoscerla. È stata una scelta provvidenziale. Preghiamo per i sacerdoti e, soprattutto, il Papa. Interfacciandomi con varie situazioni ho capito di aver fatto la scelta giusta per me.
SJ ▪️ All’inizio del nostro cammino, in convento ci hanno spiegato la provenienza del nome e abbiamo studiato la storia della fondatrice della Congregazione. Il nostro carisma è specificato in tre parole: Eucarestia, Sacerdotale, Missionario. La nostra fondatrice, Madre Margherita Maria Guaini, ha basata tutto sulla frase di Gesù: Quale utilità del mio Sangue se nessuno lo fa valere?”. L’Eucaristia è l’offerta più alta che Gesù ci ha donato, per la salvezza di tutta l’umanità. È continua offerta, quindi, in unione con quella di Cristo.
SL ▪️ Per questo, l’Adorazione Eucaristica abbraccia tutto il giorno nel nostro convento. Noi sorelle usiamo l’orologio eucaristico, perché, considerato che, nel mondo, ad ogni ora si celebra la Santa Messa, offriamo in ogni celebrazione le nostre preghiere al Signore per la salvezza di tutte le anime. Sacerdotale significa che noi popolo di Dio, dopo aver ricevuto il Battesimo, siamo diventati “sacerdoti” e con il nostro operare vogliamo far comprendere il valore del sacerdozio battesimale e ministeriale. Missionario, perché noi come battezzati siamo chiamati a portare il Vangelo nel mondo e noi, doppiamente, abbiamo questa grande responsabilità come sorelle consacrate.
SJ ▪️ La nostra fondatrice diceva, infatti, che missionarietà vuol dire uscire fuori dalle proprie comunità, visitare altri luoghi ed amare senza limiti. I sacerdoti erano i prediletti per lei, perché senza sacerdote non esiste salvezza, senza di loro nessuno può offrirci l’Eucaristia. Per questo bisogna pregare per loro. Se un sacerdote è santo allora tutta la comunità è santa.
Quali emozioni crea in voi appartenere alla nostra comunità, in cui svolgete il servizio di catechesi?
SJ ▪️ Nelle Filippine insegnavo religione a scuola, ma da quando sono in Italia è la prima esperienza a contatto con una comunità. Ho fatto fatica inizialmente, dato il mio carattere, ma sono stata davvero entusiasta quando il Vescovo e il Vicario, il nostro parroco don Raffaele, mi hanno chiesto di far parte di questa comunità parrocchiale. La parrocchia mi ha accolto come se fossi in una famiglia.
SL ▪️ Venendo in questa comunità abbiamo trovato un’accoglienza calorosa. Quando ti senti accolto, riesci anche a lavorare bene, non temi le difficoltà. Tuttavia, ho avuto già esperienze in comunità parrocchiali: ho prestato servizio in Brianza. Qui, il parroco gestiva ben quattro chiese nel territorio e nella comunità eravamo noi suore il punto di riferimento per i parrocchiani.
Voi vi siete conosciute in convento da giovanissime, il vostro è un legame d’amicizia o è stato semplicemente un rapporto parallelo al percorso vocazionale?
SL ▪️ La nostra amicizia si basa su un rapporto da sorelle: questo cammino ci rende più vicine, ci rende sorelle non di sangue, ma quasi. La nostra madre superiore ci dice sempre che dobbiamo amarci l’un l’altra e dobbiamo accoglierci come siamo.
SJ ▪️ L’amicizia è un valore aggiunto, si tratta di un sentimento che si traduce nel sostegno l’una all’altra e nel sopportare le difficoltà, a volte anche in silenzio.
A cura di Marianna Scattarelli
Redattore del giornale parrocchiale