«Nella transizione ecologica, si deve abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli». È questo uno dei principali passaggi del messaggio per la XVI Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, che si celebra proprio oggi, mercoledì primo settembre.
«Il grido della terra e il grido dei poveri ci interpellano, ammoniscono i vescovi, secondo i quali “la ricchezza che ha generato sprechi e scarti non deve far nascere nostalgie – si legge nel Messaggio della CEI dal titolo “Camminare in una vita nuova (Rm 6,4). La transizione ecologica per la cura della vita” (scarica il documento del Messaggio per la XVI Giornata Nazionale della Custodia del Creato 2021) – Tra mentalità vecchie, che mettono in contrapposizione salute, economia, lavoro, ambiente e cultura, e nuove possibilità di tenere connessi questi valori, come anche l’etica della vita e l’etica sociale, abitiamo la stagione della transizione”.
L’INVITO DEI VESCOVI ITALIANI
L’invito dei Vescovi italiani è chiaro: concretizzare una «transizione che trasformi in profondità la nostra forma di vita, per realizzare a molti livelli quella conversione ecologica cui invita il VI capitolo dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco» e per riprendere con coraggio «il cammino, lasciandoci alle spalle una normalità con elementi contraddittori e insostenibili, per ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano».
In questo modo, possiamo dare espressione alla «cura per la casa comune» e corrispondere «all’immagine del Dio che, come un Padre, si prende cura di ognuno/a» (rileggi l’articolo sulla Laudato si’ e sulla cura della casa comune).
TRANSIZIONE ECOLOGICA E NUOVO PATTO SOCIALE
Il messaggio della CEI evidenzia anche che tutti dobbiamo sentirci coinvolti in un progetto comune, perché «avvertiamo come fallimentare l’idea che la società possa migliorare attraverso l’esclusiva ricerca dell’interesse individuale o di gruppo».
La transizione ecologica, dunque, «presuppone un nuovo patto sociale» ed è «sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa». Essa si ispira «all’ecologia integrale» e coinvolge i diversi livelli dell’esperienza sociale che sono tra loro interdipendenti, ovvero «le organizzazioni mondiali e i singoli Stati, le aziende e i consumatori, i ricchi e i poveri, gli imprenditori e i lavoratori, le nuove e vecchie generazioni, le Chiese cristiane e le Confessioni religiose».
EDUCARE ALLA RESPONSABILITÀ
Secondo i Vescovi italiani, è importante promuovere l’«educazione alla responsabilità» (Instrumentum Laboris, n. 38), per un «nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune» (IL, n. 17), coinvolgendo i molti soggetti impegnati nella sfida educativa.
È necessario, dunque, ripensare profondamente l’antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell’ecologia integrale, in cui sono unite l’ecologia umana con l’ecologia ambientale.
SOCIETÀ RESILIENTE E SOSTENIBILE
Oltre alla educazione alla responsabilità, occorre sviluppare «una società resiliente e sostenibile dove creazione di valore economico e creazione di lavoro siano perseguite attraverso politiche e strategie attente all’esposizione a rischi ambientali e sanitari» (IL, n. 26).
Questi passaggi complessi richiedono, però, particolare attenzione «per evitare di penalizzare, specie sul piano lavorativo, i soggetti che rischiano di subire più direttamente il cambiamento».
TRANSIZIONE ECOLOGICA: CAMBIAMENTO E SPERANZA
«Insieme è la parola chiave per costruire il futuro: è il noi che supera l’io per comprenderlo senza abbatterlo, è il patto tra le generazioni che viene ricostruito, è il bene comune che torna a essere realtà e non proclama, azione e non solo pensiero» (IL, n. 29).
Ecco perché i Vescovi evidenziano anche che il cambiamento si attiva solo se costruito nella speranza in uno stile sinodale che «valorizzi a un tempo competenza e partecipazione», attento soprattutto alle nuove generazioni.
È importante, allo stesso tempo, come riportato nel Messaggio della CEI, «mantenere viva quell’attenzione ecumenica che ha guidato le Chiese nell’imparare ad ascoltare assieme «il grido della terra e il grido dei poveri», secondo l’indicazione di Laudato si’ (cfr n. 49)».
«Oggi sentiamo la necessità di rafforzare la natura ecumenica di questa Giornata del 1° settembre. Il sostegno delle Chiese e delle Comunità cristiane ai processi avviati aiuti e favorisca nel dialogo le vie della transizione e del rinnovamento – concludono i Vescovi italiani -. Sarà un’ulteriore ed eloquente prova della fraternità universale a cui tutti sono chiamati a dare testimonianza».