Il triduo in onore di san Salvatore da Horta ha regalato ai parrocchiani un intenso momento di festa e di meditazione personale sulla figura del santo spagnolo. Quest’anno l’Associazione san Salvatore da Horta della Parrocchia san Bernardino ha deciso di iniziare i festeggiamenti con il corteo degli sbandieratori di Capurso, partito nel primo pomeriggio e terminato con un lungo e molto seguito spettacolo ai piedi della parrocchia. Allo stesso tempo, l’Associazione san Salvatore da Horta, grazie anche alla collaborazione del Gruppo Adulti parrocchiale, ha rinnovato l’appuntamento con la sagra del pizzarello, il cui ricavo sarà utilizzato per le esigenze della parrocchia e, in particolare, per le necessità dei più bisognosi.
[slideshow_deploy id=’1143′]
Molto partecipata è stata anche la celebrazione eucaristica in onore di san Salvatore da Horta, conclusasi con la condivisione del pane votivo e presieduta dal parroco don Pasquale Rubini che ha sottolineato le virtù del santo che, nella sua grande umiltà, non solo ha operato numerosi miracoli per opera di Dio, ma è stato anche fondamentale testimone della fede cristiana e dell’amore per dio e per la sua Chiesa. In effetti, i suoi numerosi miracoli testimoniano la profondità della sua fede, perché a questa virtù san Paolo attribuisce una potenza così grande da trasportare i monti. Salvatore, infatti, da tutti coloro che domandavano miracoli richiedeva la fede, e a seconda del grado di essa, operava i prodigi.
E così che, per suo mezzo, furono operati quei numerosi miracoli che nel loro linguaggio reale erano una testimonianza inconfutabile delle verità cristiane e che dimostrano la ferma fede del Santo. In Salvatore, non meno viva della fede, sorrideva la speranza che gli fu sempre fedele compagna in ogni tribolazione e dolore, sia rispetto alle cose celesti, sia rispetto alle esigenze della vita. Sperava fin nei casi in cui l’umana prudenza sconsigliava dallo sperare e, più volte, in simili casi, confortò i suoi confratelli e superiori. A qual grado questa sublime virtù si elevasse in Salvatore, ce lo dicono la forza e la costanza che ebbe in mezzo alle grandi persecuzioni e dolori dai quali permise Dio che fosse come oppresso.
La speranza dei beni eterni fu la sola forza che lo animò a rimanere costante in mezzo a tutte le bufere della vita e a cercarvi il Signore. Infine, la carità espressa dalle parole e dallo zelo instancabile delle sue opere. Non respirava se non per il desiderio della maggior gloria di Dio che produceva nell’anima sua benedetta un’ansia continua per la conversione dei peccatori. Visitava i carcerati, esortandoli al pentimento, assisteva con straordinaria carità gli infermi, non badando mai alla schifezza delle malattie e delle piaghe, e, mosso da santa carità, operava i più strepitosi miracoli per ritornar loro la primitiva salute.
Ma, come ha sottolineato il parroco, san Salvatore ha amato così tanto l’umiltà da accogliere di gran cuore i disprezzi ed amare il proprio annientamento. A suo giudizio i benefizi di Dio sia d’ordine soprannaturale che naturale cadevano sopra un indegno. Sebbene fosse da tutti lodato, non si udì mai dalla sua bocca una parola di vanto, né un detto che in qualche modo vi tendesse. Occultava, quando lo poteva, qualunque cosa che meritasse encomio, non si discolpava delle rampogne che in prova gli facevano i suoi superiori, e si giudicava il peggiore dei peccatori del mondo. Mentre i popoli, compresi da meraviglia a cagione delle sue virtù, e dei suoi strepitosi miracoli, lo onoravano con entusiasmo indescrivibile, Salvatore si umiliava profondamente a Dio e a Lui solo ne rendeva la gloria o l’onore.