Dal Vangelo secondo Luca (3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Trascrizione della video catechesi di don Pasquale Rubini
Siamo ormai in prossimità dell’inizio del grande Giubileo che Papa Francesco ha voluto per tutta quanta la Chiesa. Vogliamo ancora una volta ringraziare il Signore per i benefici della Sua misericordia, per il dono grande del Suo Amore, soprattutto per questo nuovo anno della Chiesa ed anche per questo nuovo Anno Santo, un anno straordinario della misericordia, in cui sicuramente il Signore vuole, nella nostra storia, compiere il suo progetto d’amore. Per cui ogni carne, ogni uomo vedrà la salvezza di Dio e la Sua misericordia.
Nel Vangelo di Luca di questa seconda domenica d’Avvento è presente una data, il quindicesimo anno di Tiberio: così scrive l’evangelista Luca, uno storico di prim’ordine. Secondo gli studiosi, siamo tra il 26 e 28 dell’era cristiana: un’indicazione puntuale e precisa. Insieme a questa data sono presenti anche dei nomi: innanzitutto Tiberio, figlio adottivo di Augusto, Ponzio Pilato che è stato governatore della Giudea tra il 26 e il 36 d.C., famosissimo personaggio della passione del Signore.
Insieme a questi due personaggi politici, ci sono anche degli altri personaggi, non dell’ampiezza e della grandezza di Tiberio e di Ponzio Pilato, ma comunque personaggi storici realmente esistiti che fanno parte della politica del tempo: sono i tetrarchi, coloro che governano sulla quarta parte del regno del grande re Erode, ovvero Erode Antipa, il suo fratellastro Filippo, e poi Bisania. Si tratta di personaggi particolari, un po’ lucubri, che tante volte sono specchio della società dell’epoca.
Le coordinate storiche non si fermano a una qualità politica, perché Luca descrive anche la realtà religiosa: infatti, si fa menzione dei sommi sacerdoti Giovanni, diminutivo Anna, sommo sacerdote ormai scaduto e deposto dai romani nel 15, e Caifa, sommo sacerdote dal 18 al 36 d.C.. Sono anche questi, con Ponzio Pilato, personaggi che più che del periodo di Avvento sono personaggi del periodo quaresimale.
Proprio in queste coordinate spazio-temporali, dove ci sono dei personaggi, delle persone realmente esistite, si colloca un’altra persona realmente esistita: Gesù di Nazareth.
Qual è l’intento teologico di Luca? È sottolineare come nella nostra storia, nella nostra storia personale, nella nostra storia sociale, economica, politica, relazionale, nazionale ed internazionale, si colloca la salvezza, ovvero Gesù di Nazareth, che non è solamente il figlio di Maria, ma il figlio di Dio che si è fatto carne, e, attraverso la sua carne, è venuto a salvare l’umanità.
La sua carne racconta la nostra storia, il nostro tempo, la nostra vita, che Gesù assume su di sé e in sé redime. La salvezza non si realizza attraverso una bacchetta magica, attraverso un intervento straordinario di Dio, ma attraverso l’ordinario: Cristo salva l’umanità e questa salvezza è lo straordinario che si nasconde nelle pieghe tante volte storte della nostra storia. E nella sua umanità è presente la mia umanità, una umanità assunta dal Verbo, assunta dal Figlio di Dio. Con Gesù il tempo è diventato offerta di salvezza, è diventato la possibilità di conquistare l’eternità, sapendo che l’eternità ha conquistato il tempo con la venuta di Gesù.
Tutto questo si realizza con l’opera di Gesù: il Figlio di Dio non disdegna la nostra umanità, non disdegna la nostra storia, ma la vuole redimere facendosi carne, diventando uno di noi, fuorché nel peccato.
Allo stesso tempo, nel vangelo è presente un invito di Giovanni Battista: raddrizzate le vie del Signore, raddrizzare le vie del cuore. Già lo abbiamo ascoltato nella prima lettura tratta da Bauc, segretario di Geremia. Bisogna raddrizzare le vie: certamente non si tratta delle vie che il popolo di Israele ha ripercorso ritornando da Babilonia.
Nel 586 il popolo di Israele ha vissuto un evento drammatico, la distruzione del tempio da parte dei Babilonesi: il popolo, stesso, è poi stato esiliato. Da Babilonia è poi ritornato a Gerusalemme, con l’intenzione di ricostruire la propria identità, la propria vita, il proprio tempio. E attraverso questa ricostruzione che si fa tutto nuovo: per cui bisogna abbassare i colli, raddrizzare le vie, ripianare le strade, colmare le valli. Insomma, tutto deve essere in ordine perché dobbiamo accogliere la novità di Dio, tutto deve esser bello.
Eppure c’è una bellezza ancora più grande della ricostruzione di un tempio: è la salvezza che porta Cristo, perché con la salvezza di Cristo ogni popolo riacquista la sua vera identità e, soprattutto, di figlii di Dio e, quindi, di fratelli. Il Signore vuole realizzare tutto questo, ma è necessario raddrizzare la nostra via, camminare sul sentiero giusto, che poi è Cristo Signore: Lui ha detto io sono la via, la verità e la vita, cioè Lui è la via della vita, la verità che viene ad illuminare la nostra esistenza di una luce altra, di una luce invisibile, di una luce interiore, invisibile agli occhi della carne, ma visibilissima agli occhi del cuore.
È questo il Regno che Cristo viene a instaurare. Per realizzare tutto questo è necessario abbassare la montagna del nostro orgoglio e colmare la valle dell’indifferenza del cuore. È necessario abbassare il nostro io per far posto a Dio, perché il nostro io possa essere purificato ed esaltato in Cristo, per poi aprire il nostro cuore alla compassione verso Cristo che è presente in ogni fratello che ci sta a fianco.
Chiediamo al Signore, in questa seconda domenica d’Avvento, di riconoscerlo nella nostra vita, nella nostra storia, ma soprattutto di donarci la forza di seguirlo con un passo nuovo, un passo rinnovato, il passo della fede. E questo passo che ci fa seguire Lui e che, allo stesso tempo, ci mette a fianco a tanti nostri fratelli che vivono difficoltà, che vivono la sofferenza dovuta alla mancanza di cibo, di lavoro, di pace, di salute e, soprattutto, della grazia di Dio.
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