Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Trascrizione della video catechesi di don Pasquale Rubini
Stiamo celebrando la quarta domenica di Avvento. Siamo ormai nella imminenza della grande festa del Natale del Signore e oggi il profeta Michea ci illumina con una profezia dell’antico Testamento: così la comunità cristiana ha sempre letto questo passo del profeta Michea, in cui si dice che un nuovo Davide, un nuovo Re, verrà a portare la pace. “E tu Betlemme non sei la più piccola delle borgate di Giudea, da te uscirà il Salvatore del mondo”. Questo piccolo brano è ricordato dai cristiani di tutte le confessioni, perché Betlemme parla di Davide, parla di Gesù, parla della sua discendenza davidica. Ma, soprattutto, Gesù è il vero Re che viene ad instaurare la pace nel mondo.
Una pace, però, che non sempre viene accolta da coloro che incontrano il Signore. Sette secoli dopo la vita del profeta Michea, nel palazzo reale di Gerusalemme, un Re ed altri Re ascoltano questa parola: é il Re Erode che, ascoltando il libro del profeta Michea, si fa prendere dalla paura e dalla rabbia. I magi, che secondo la tradizione popolare sono anche loro Re, invece, ascoltano questa parola e il loro cuore si riempie di gioia e di speranza. Erode e i magi hanno delle reazioni diverse, una di ostilità e di paura, l’altra invece di speranza e di gioia: questo accade perché il Cristo è sempre segno di contraddizione.
In questa domenica, le figure principali sono Gesù e Maria, la sua Santissima Madre. Il brano che ascoltiamo e che ascolteremo durante le celebrazioni di questa domenica, vuole sottolineare la benedizione di Maria: Maria è la benedetta, Maria è beata. E proprio Elisabetta, sua parente, così come dice l’angelo, saluta Maria in questo modo: benedetta tu fra le donne, benedetto il frutto del tuo grembo. E poi dice ancora: beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore.
Benedizione e beatitudine sono le caratteristiche di Maria, che viene guardata con amore di compiacenza da parte del suo Signore. Soprattutto i primi capitoli di Luca, sono dei capitoli che inneggiano alla gioia: basti pensare al Benedictus, al Magnificat, ma anche Elisabetta, a suo modo compone un piccolo inno, proprio nei confronti della Madre di Dio. “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” ogni giorno risuona sulla bocca di milioni e milioni di cattolici, ma anche di coloro che si avvicinano alla figura di Maria. Infatti, nella preghiera dell’Ave Maria, dopo le parole dell’angelo (“Ave, piena di grazia, il Signore è con te”), ci sono le parole di Elisabetta (“benedetta tu, fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo”).
Maria è benedetta perché è guardata con amore dal suo Signore e la benedizione indica la presenza di Dio nella vita di una persona. Maria è la verbizzata, tutta piena di grazia, tutta piena di Dio: è piena di Dio nel suo grembo, nel suo cuore, nella sua anima, nella sua mente, nella sua volontà, nell’intelligenza. Maria è lo specchio del Signore: è il prototipo della vera umanità redenta e salvata dal vero Adamo, dal vero uomo perfetto che è Cristo Signore, figlio di Dio, fatto uomo per la nostra salvezza.
Maria è benedetta perché in lei è presente Dio, ma soprattutto, Maria è anche beata, non nella beatitudine mondana: Maria è beata perché, dice Elisabetta, ha creduto. Maria è beata perché è credente. L’originale greco di questo testo rimanda a questo participio presente: Maria è la credente.
Inoltre, Maria non è tanto beata perché in lei c’è stato il figlio di Dio – così come disse una donna dalla folla, “beato il grembo che ti ha portato” – ma Maria è beata, così come dice il suo figlio Gesù, perché ha ascoltato e messo in pratica la Parola di Dio. È la prima beatitudine del Vangelo quella che viene data a Maria: e anche noi, in questo momento della nostra storia, la guardiamo come nostro modello di fede. Lei, dai padri della Chiesa, è raffigurata non solo come la nuova Eva, ma anche come Abramo, nostro padre della fede.
Vogliamo chiedere alla Vergine Santa di accoglierci nel suo cuore Immacolato, perché in questo Natale del Signore possiamo rinnovare la nostra fede nel suo figlio Gesù e gioire immensamente per avere incontrato la felicità della nostra vita.
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