VIVERE PER L’ALTRO

di Francesco Ursi

20 aprile 2018. Papa Francesco si reca in visita pastorale sui luoghi del “servo di Dio” Don Tonino Bello. Giornata di festa, di  gioia e di grandissime emozioni per la nostra diocesi che ha accolto con entusiasmo e tanto calore il Santo Padre presente per celebrare il 25° “dies natalis” del nostro amato vescovo Don Tonino. Il pontefice dopo aver pregato sulla tomba ad Alessano ha rivolto un saluto ai fedeli presenti ricordando come la nostra terra abbia una profonda vocazione di pace perché “terra di frontiera – finis terrae – che Don Tonino chiamava “terra-finestra”, dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo […] Siete una «finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia», ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente.”1 . Il Pontefice al termine del suo discorso, ha incontrato una famiglia di rifugiati siriani, venti ammalati e alcuni migranti ospiti in strutture di accoglienza della zona, per poi decollare e giungere a Molfetta, dove, accolto dal vescovo Mons. Cornacchia e dal sindaco T. Minervini, ha raggiunto in papa-mobile il palco predisposto per la celebrazione, nello stesso luogo dove venticinque anni prima “Tutti erano in preghiera per accompagnare il trapasso del Vescovo che profumava di popolo e che veniva acclamato già santo”2. Atmosfera sicuramente diversa per l’arrivo del Santo Padre, soprattutto per chi, come me, ha avuto la possibilità di porgergli i doni per la benedizione durante la celebrazione eucaristica e di poterlo accogliere prima della Santa Messa (altri giovani della diocesi, alcune famiglie e religiosi/e tra le quali anche la nostra Suor Inansia). Sono stati attimi di emozioni uniche preceduti da giorni di attesa, ansia e trepidazione. Questa notizia, comunicatami due giorni prima, ha avuto subito un forte impatto emotivo in me generando una grande gioia che non riesco ad  esprimere in parole. La difficoltà più grande è stata quella di mantenere la massima riservatezza richiesta dal Vaticano. E’ stato difficile non poter condividere una gioia così grande con chi ha sostenuto la mia formazione, con chi ha gettato le basi della mia fede e con chi ha vissuto con me momenti di felicità. Questo mi ha fatto riflettere! Abbiamo bisogno di condividere realmente (non solo sui social) le nostre più grandi emozioni con chi vive veramente in amicizia e in relazione con noi. La gioia di quegli attimi mi ha fatto pensare al “potere dei segni”, che Don Tonino tutt’ora ci invita a scorgere infatti diceva, «l’Eucarestia non sopporta la sedentarietà» e senza alzarsi da tavola resta «un sacramento incompiuto». E il pontefice ha incalzato “Possiamo chiederci: in me, questo Sacramento si realizza? Più concretamente: mi piace solo essere servito a tavola dal Signore o mi alzo per servire come il Signore? Dono nella vita quello che ricevo a Messa? E come Chiesa potremmo domandarci: dopo tante Comunioni, siamo diventati gente di comunione?”3. Il segno del Papa che “abbraccia” le mie mani, così come ha “abbracciato” la nostra intera diocesi con la sua visita, non può rimanere un segno fine a se stesso. “Da questa sua amata terra che cosa don Tonino ci potrebbe ancora dire? Questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Cielo e terra […] Gli piaceva dire che noi cristiani «dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione», della gente che non separa mai preghiera e azione.”4 Don Tonino ha ancora molto da dire, soprattutto a noi giovani, che pur non avendolo conosciuto siamo “figli del suo pensiero e delle sue opere” e siamo chiamati in primis ad essere suoi successori. Mons. Cornacchia al termine della celebrazione ricordava”Se oggi don Tonino fosse con noi, avrebbe appena un anno in più di Lei, Santo Padre, e come sarebbe felice di ascoltarla e di vedere tradotto, nei suoi gesti, il discorso sulla «Chiesa del grembiule».5Giorni fa un Vaticanista ha affermato che se don Tonino e Papa Francesco si fossero incontrati ci sarebbe stato un terremoto. In effetti, oggi sicuramente Don Tonino partirebbe per la Siria, odierna periferia del mondo[…]; «Oggi don Tonino direbbe che l’Italia non deve vendere le armi ma esportare la pace. Direbbe a voi giovani di alzare la voce, di impegnarvi di più per la pace. Direbbe che i poveri non solo vanno rispettati ma accolti»;6 oggi don Tonino si batterebbe per l’accoglienza e la solidarietà, scenderebbe in piazza per l’approvazione di leggi come lo “ius soli” o per difendere i suoi amati poveri invitandoci a non fare graduatorie d’aiuto in base alla classe sociale, al colore, alla provenienza perché diceva “esiste un’unica bandiera: quella dell’umanità”.

[1] [4]dal discorso del Santo Padre; Alessano 20 aprile 2018

[2] [5]dal saluto del Vescovo Sua Ecc. Mons. Domenico Cornacchia; Molfetta 20 aprile 2018

[3] dall’omelia del Santo Padre; Molfetta 20 aprile 2018                                                                                                                 [6] Don Luigi Ciotti alla veglia dei giovani, Alessano 19 aprile 2018(articolo Famiglia Cristiana)

 

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